Fratelli d'Italia Inno di Goffredo Mameli musicato da Michele Novaro. 1) Fratelli d’Italia l’Italia s’è desta. Dell’elmo di Scipio S’è cinta la testa. Dov’è la vittoria Le porga la chioma Ché schiava di Roma Iddio la creo. Stringiamoci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. 2) Noi siamo da Secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo. Perché siam divisi. Raccolgaci un'unica bandiera, una speme di fonderci insieme già l’ora suonò. Stringiamci a coorte siam pronti alla morte L’Italia chiamò. 3) Uniamoci, amiamoci, l’unione, è l’amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natio: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. 4) Dall’ AIpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn’uom di Ferruccio ha iI core, ha la mano, I bimbi d’Italia Si chiaman Balilla, Il suon d’ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. 5) Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l’Aquile d’Austria Le penne ha perdute. Il sangue d’Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il core le bruciò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. TESTO TRADOTTO: Come leggerli oggi: Fratelli d’Italia, l’Italia si è svegliata. Sul capo ha l’elmo di Scipione 1’Africano, il vincitore di Cartagine. Dov’è la vittoria? L’Italia ne afferri La chioma. Dio ha infatti concepito La vittoria come schiava di Roma (e delle sue glorie). Schieriamoci in battaglia (la coorte era un’unità della Legione romana). Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati. Da secoli veniamo calpestati e derisi, perché non siamo un popolo, perché siamo divisi. Ci accomuni una sola bandiera. Ci leghi un’unica speranza. L’ora di unirci e gia suonata. Schieriamoci in battaglia. Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati. Uniamoci e amiamoci. L’Unione e l’amore indicano ai popoli le vie segnate dal Signore. Giuriamo di rendere libera La nostra patria. Se saremo uniti, per Dio, chi riuscirà a sconfiggerci? Schieriamoci in battaglia. Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati. Dalle Alpi alla Sicilia, è come Se ogni angolo d’Italia fosse Legnano (qui la lega Lombarda sconfisse, nd 1176, l’imperatore Federico Barbarossa). Ogni nostro compatriota ha il coraggio e il valore di Francesco Ferruccio (fu il difensore Della Repubblica di Firenze, assediata nel 1530 dall’imperatore Carlo V). I bambini d’Italia si chiamano tutti Balilla (e il nomignolo di un ragazzo assurto a simbolo della sommossa contro gli austriaci, scoppiata a Genova nel 1746). Ogni campana evoca il suono dei Vespri siciliani (Si vuole siano state le campane a chiamare il popolo alla lotta, durante l’insurrezione antifrancese di Palermo, detta dei Vespri siciliani, il 30 marzo 1282). Schieriamoci in battaglia. Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati. Le spade dei mercenari, al soldo degli austriaci, sono deboli come giunchi che si piegano. L’Austria, la potenza che oggi domina nei nostri confini, ha gia perduto le penne di quell’aquila che adorna il suo stemma. L’Impero austro-ungarico ha bevuto il sangue dell’Italia. Alleato della Russia, con l’aiuto delle truppe cosacche, l’Impero ha represso nel sangue la libertà della Polonia. Ma tutto quel sangue gli ha bruciato il cuore. Schieriamoci in battaglia. Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati.